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ISSN 1721-4890
Fondata nel 1933
Direttore Dino de Paolis
Delib. G.R. Lombardia 20/01/2020, n. XI/2751
Delib. G.R. Lombardia 20/01/2020, n. XI/2751
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Testo del documentoLA GIUNTA REGIONALE Vista la Direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque, denominata "Direttiva Quadro delle Acque" (DQA); Visto il D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 "Norme in materia ambientale", parte terza "Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall'inquinamento e di gestione delle risorse idriche"; Vista la legge regionale 12 dicembre 2003, n. 26 "Disciplina dei servizi locali di interesse economico generale. Norme in materia di rifiuti, di energia, di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche" ed, in particolare, l'art. 52 "Criteri generali per l'attività |
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Allegato A - Indirizzi per il collaudo funzionale degli impianti di potabilizzazione1. Obiettivi, ambiti e modalità di applicazione Il collaudo degli impianti di potabilizzazione rappresenta il complesso delle operazioni sistematiche che consentono di verificare il rispetto e la corrispondenza dell'impianto ai requisiti contrattuali. Il collaudo funzionale è il collaudo di materiali, manufatti, apparecchiature, ecc. rispetto alla loro funzionalità in opera e secondo le condizioni di utilizzo previste. Il collaudo può essere eseguito per parti (ad esempio nel caso di una nuova opera realizzata durante un intervento di upgrading di un impianto esistente) o sull'impianto complessivo (nel caso di un nuovo impianto) e può essere effettuato in condizioni simulate o in condizioni reali. Nel caso specifico di un sistema di potabilizzazione, il collaudo funzionale ha la finalità di: - verificare l'idoneità dell'impianto a garantire all'acqua i requisiti di qualità richiesti dalla normativa e il rispetto di tutte le norme che ne regolano il funzionamento e la compatibilità ambientale; - valutare la corretta funzionalità dei processi di trattamento; - verificare le caratteristiche dei residui originati dal processo (fanghi, soluzioni rigeneranti, acque di controlavaggio, ecc.) in relazione alla destinazione prevista. Il collaudo funzionale si svolge attraverso la effettuazione di una serie di verifiche di funzionalità in grado di fornire una serie di dati la cui elaborazione permette di pervenire a un giudizio complessivo di funzionalità. 2. Le verifiche di collaudo funzionale Le prove di collaudo riguardano due principali fasi di funzionamento dell'impianto: - fase di avviamento, che corrisponde al primo periodo della messa in funzione dell'impianto con l'allineamento a regime dei processi; - fase di gestione temporanea, che corrisponde al primo funzionamento dell'impianto in condizioni di esercizio stabile. Nella fase di avviamento vengono "regolati" i parametri operativi (portata, dosaggio dei reagenti, operazioni di controlavaggio dei filtri, ecc.) e vengono avviati i processi depurativi (sviluppo della biomassa nei processi biologici, ecc.). La durata di questa fase è variabile e generalmente riguarda tutto il periodo necessario ad una regolazione dei suddetti parametri in modo da garantire il funzionamento ottimale dell'impianto. La fase di gestione temporanea ha inizio quanto l'impianto ha raggiunto un completo avviamento dei processi depurativi ed è caratterizzata da una stabilità di funzionamento. Anche in questo caso la durata è variabile e si può ragionevolmente ipotizzare un periodo di 4-5 mesi in modo da consentire un monitoraggio dell'impianto per un periodo significativo. Le seguenti verifiche sono sempre obbligatorie per un impianto da collaudare nel suo complesso. In caso di interventi di upgrading su un impianto esistente che non richiedano il collaudo dell'intero sistema, le verifiche sono da limitare (con gli opportuni adattamenti) al/ai comparto/i modificato/i e a tutti quei comparti per i quali, anche se non sono stati oggetto di interventi, è comunque prevista una variazione delle condizioni di funzionamento. Verifiche obbligatorie (per un impianto da collaudare nel suo complesso) 1. Monitoraggio intensivo (in fase di avviamento e di gestione temporanea): il collaudatore deve precisare i punti di campionamento (il monitoraggio deve riguardare singolarmente le sezioni dell'impianto che si vogliono collaudare), i parametri da controllare (parametri previsti dalla normativa specifica ed eventuali parametri aggiuntivi da definire in relazione alla specifica tipologia di fonte e di trattamento applicato), la frequenza di campionamento e i metodi analitici per la determinazione dei parametri; deve inoltre definire la durata del monitoraggio, sia per il periodo di avviamento che per quello di gestione temporanea; è auspicabile la ripetizione di più cicli di monitoraggio in diverse condizioni idrauliche (portata massim |
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