Sent.C. Cass. 23/05/2008, n. 13426

1. Negli appalti di lavori pubblici, il procedimento per la definizione in via amministrativa delle controversie, a norma del Regolamento, R.D. 25 maggio 1895 n. 350, richiamato dall’art. 42, D.P.R. 16 luglio 1962 n. 1063, si conclude con una deliberazione assunta nelle forme pubblicistiche prescritte per l’Ente appaltante, ma avente natura negoziale, non essendo espressione di poteri autoritativi, ma della struttura privatistica del relativo rapporto; pertanto, nell’ambito del sistema delineato dagli artt. 46 e 47 del citato Capitolato generale, una volta che tale deliberazione sia portata comunque a conoscenza dell’appaltatore, essa può essere accettata anche mediante qualsiasi comportamento, adesivo al contenuto della deliberazione stessa, implicante la rinuncia a far valere le riserve non accolte, rinuncia che ben può concretarsi in un comportamento concludente, purché univoco, riscontrabile in fatto dal giudice di merito. (Principio enunciato dalla S.C. in una fattispecie nella quale la Corte d’appello aveva ritenuto rilevante, a questi fini, il fatto che la società appaltatrice avesse incassato i mandati di pagamento senza preventiva contestazione, riscuotendo le somme attribuite in relazione a tutte le riserve).