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D. Min. Beni e Att. Culturali 28/03/2008

Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale.
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[Premessa]



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Art. 1.

Sono approvate le linee guida per il superamento delle barriere architettoniche negli istituti e luog

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ALLEGATO A - LINEE GUIDA PER IL SUPERAMENTO DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE NEI LUOGHI DI INTERESSE CULTURALE


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Premessa

Queste Linee Guida sono rivolte a tutti coloro, architetti e ingegneri in primo luogo, funzionari di amministrazioni pubbliche o liberi professionisti, che nel corso della propria attività si trovano ad affrontare, seppur con ruoli diversi (responsabili del procedimento, soggetti finanziatori, progettisti, direttori dei lavori, collaudatori), il tema dell’accessibilità nell’ambito dei luoghi di interesse culturale.

Il primo quesito emerso nella redazione di questo documento ha riguardato una questione di natura terminologica. Trattando prevalentemente

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1. Introduzione


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1.1 CONSERVAZIONE E ACCESSIBILITÀ

È soltanto a partire dalla fine degli anni ‘80 che la disciplina del restauro ha iniziato a confrontarsi con il tema dell’accessibilità - a seguito dell’approvazione della legge 13/89 e del suo regolamento di attuazione, il D.M. 236/89 - benché fin dal 1971 fossero presenti in Italia precise disposizioni normative a riguardo. Rivolti agli edifici privati, i due provvedimenti del 1989 si estendevano infatti esplicitamente all’adeguamento di fabbriche esistenti, se sottoposte a ristrutturazione, prevedendo procedure semplificate per gli immobili vincolati dalle leggi di tutela, tra cui il silenzio-assenso nell’approvazione dei progetti in Soprintendenza. Per la prima volta, inoltre, veniva introdotta una normativa a carattere prestazionale, più tardi estesa anche agli edifici pubblici con la legge 104 del 1992 R ed il D.P.R. 503 del 1996, R che avrebbe ispirato una significativa riflessione sul tema dell’accessibilità nel settore della tutela e del restauro, anche alla luce dei più recenti orientamenti teorici della disciplina della conservazione.

Allo stato attuale, possono ritenersi ormai acquisiti alcuni principi fondamentali, che vedono il tema dell’accessibilità collocarsi a pieno diritto all’interno del progetto di restauro, compreso ormai nel più ampio concetto di «conservazione integrata». Lo stretto legame tra monumento ed uso, infatti ribadito più volte non soltanto come migliore garanzia per la conservazione del patrimonio, ma come condizione intrinseca dell’architettura, per la quale non possono valere esclusivamente istanze di «pura contemplazione» N1 - conduce a considerare il restauro come un intervento «che non deve, come troppo spesso avviene, sottrarre al godimento le opere, ma che ha lo scopo di salvarle consentendo che sussistano il più a lungo possibile, come parti esteticamente e storicamente vive della nostra società».

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1.2 ALCUNI CONCETTI BASE

Per la maggior parte dei progettisti il superamento delle barriere architettoniche è semplicemente un obbligo normativo; gli interventi che ne conseguono risultano nella maggior parte dei casi incoerenti e appariscenti, oltre che limitati alla progettazione di «rampe» e «servizi igienici per handicappati» in quanto condizionati dallo stereotipo dell’individuo disabile visto unicamente come una persona su sedia a ruote. Il concetto di persona con disabilità è, invece, molto più ampio e comprende chiunque, in maniera permanente o temporanea, si trovi ad avere delle difficoltà nei movimenti (cardiopatici, donne in gravidanza, persone con passeggino, individui convalescenti o con un’ingessatura agli arti, obesi, anziani, bambini, ecc.) o nelle percezioni sensoriali (ciechi e ipovedenti, sordi e ipoacusici), nonché, le persone con difficoltà cognitive o psicologiche.

Di recente, con la «Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute» N11 (ICF), elaborata nel 2001 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il concetto di disabilità è stato esteso dal modello medico a quello bio-psico-sociale, richiamando l’attenzione sulle possibilità di partecipazione delle persone, negate o favorite dalle condizioni ambientali (in particolare i termini menomazione, disabilità ed handicap presenti nelle precedenti classificazioni sono stati sostituiti con quelli di funzione, attività e partecipazione). L’attenzione viene così spostata dalla disabilità della persona all’ambiente, che può presentare delle barriere, creando così l’eventuale handicap, o, viceversa, dei facilitatori ambientali che annullano le limitazioni e favoriscono la piena partecipazione sociale.

Tale concetto è stato ribadito anche nella «Convenzione dei Diritti delle persone con disabilità» delle Nazioni Unite N12 in cui la disabilità viene definita come «il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali ed ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società sulla base di uguaglianza con gli altri». Non è quindi sufficiente soltanto garantire diritti alle persone, ma è anche necessario assicurare che le persone pos

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1.3 QUADRO DELLE PRINCIPALI DISPOSIZIONI NORMATIVE

1.3.1 Normativa inerente le barriere architettoniche

Il rispetto delle numerose leggi vigenti è un obbligo per i tecnici e gli amministratori; non un «optional». Le norme e le prescrizioni per il superamento delle barriere architettoniche devono essere applicate costantemente in ogni progetto o attività e devono suscitare nei professionisti lo stesso livello di attenzione delle altre prescrizioni normative.

Il salto di scala, di tipo culturale, che va compiuto per ottenere davvero risultati positivi è quello di considerare tali norme non come un «vincolo» penalizzante, ma una «opportunità» positiva, finalizzata ad un beneficio generalizzato. Non quindi rigide norme per le persone con disabilità ma provvedimenti operativi e linee guida per ottenere un ambiente che sia più confortevole e sicuro per «chiunque».

La legge italiana per il superamento delle barriere architettoniche è tra le più avanzate e complete nell’ambito dei paesi occidentali. N19 Fin dal 1989 l’impianto normativo italiano in materia di accessibilità - le cui origini risalgono al 1971 - ha introdotto disposizioni a carattere innovativo, fondate su un approccio di tipo prestazionale che prevede, insieme al rispetto di alcuni parametri prescrittivi in merito a specifici aspetti dimensionali, la possibilità che il progettista consegua risultati analoghi o migliori di quelli prescritti ricorrendo a «soluzioni alternative». Non è prestabilito, per esempio, che il bagno debba avere sempre certe dimensioni, bensì che lo stesso, comunque sia realizzato, abbia caratteristiche tali da poter essere utilizzato agevolmente anche da persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, quindi anche da chi usa la sedia a ruote.

Le disposizioni normative attualmente in vigore sono:

— Circ. Min. LL.PP. 29 gennaio 1967, n. 425 «Standard residenziali»; in particolare punto 1.6 (Aspetti qualitativi - Barriere architettoniche): è il primo documento che si occupa dell’argomento ma per la natura del provvedimento le indicazioni fornite non sono vincolanti.

— Circ. Min. LL.PP. 19 giugno 1968, n. 4809 «Norme per assicurare la utilizzazione degli edifici sociali da parte dei minorati fisici e per migliorare la godibilità generale»: vengono riportate per la prima volta indicazioni dimensionali in gran parte riprese nei provvedimenti successivi seppur con le limitazioni applicative proprie del dispositivo normativo adottato.

— Legge 30 marzo 1971, n. 118 «Conversione in legge del D.L. 30 gennaio 1971, n. 5 e nuove norme in favore dei mutilati ed invalidi civili»; in particolare l’art. 27 (barriere architettoniche e trasporti): è il primo vero provvedimento legislativo in materia seppur limitato agli edifici pubblici o aperti al pubblico. Si prescrive l’obbligo di realizzare le nuove costruzioni in conformità alla circolare del Ministero dei Lavori Pubblici n. 4809/68, anche apportando le possibili e conformi varianti agli edifici appaltati o già costruiti. Il regolamento di attuazione è stato emanato con D.P.R. 384/78 successivamente sostituito dal D.P.R. 503/96.

— Legge 28 febbraio 1986, n. 41 «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato» (legge finanziaria 1986): in particolare il comma 20 dell’art. 32, il quale prescrive che non possono essere approvati e finanziati progetti di costruzione di opere pubbliche che non siano conformi alle disposizioni del D.P.R. 384/78. Nello stesso articolo viene, inoltre, introdotto l’obbligo da parte di tutti gli enti pubblici di dotarsi di uno specifico «Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche» (PEBA).

— Legge 9 gennaio 1989, n. 13 (modificata dalla legge 27 febbraio 1989, n. 62) «Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati» e la

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2. L’accessibilità dei luoghi di interesse culturale


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2.1 CRITERI E ORIENTAMENTI DELL’UNIVERSAL DESIGN

Un ambiente è accessibile se qualsiasi persona, anche con ridotte o impedite capacità motorie, sensoriali o psico-cognitive, può accedervi e muoversi in sicurezza ed autonomia. Rendere un ambiente «accessibile» vuol dire, pertanto, renderlo sicuro, confortevole e qualitativamente migliore per tutti i potenziali utilizzatori. L’accessibilità va quindi intesa in modo ampio come l’insieme delle caratteristiche spaziali, distributive ed organizzativo-gestionali in grado di assicurare una reale fruizione dei luoghi e delle attrezzature da parte di chiunque.

Numerose esperienze e verifiche di atteggiamenti comuni, in diverse parti del mondo, hanno portato al superamento del concetto di spazio o oggetto appositamente pensato per persone con disabilità. Si è infatti constatato che ambienti ed attrezzature pensati solo per una utenza disabile comportano un atteggiamento negativo, se non di rifiuto, da parte della popolazione, risultando di conseguenza emarginanti nei confronti di coloro che hanno «particolari necessità» e costituendo spesso fonte di angosce, mortificazioni e frustrazioni. Per questi motivi è necessario configurare spazi urbani e architettonici «sentiti» come amichevoli, accoglienti ed inclusivi, che permettano a tutti di muoversi ed interagire con gli altri in modo semplice ed agevole.N22

L’accessibilità riguarda, quindi, il vivere quotidiano; ad essa si collegano concetti importanti come il pieno sviluppo delle capacità di ogni persona, la tutela della dignità e dei diritti personali o le pari opportunità,N23 che interessano prima o poi tutti noi. Il semplice trascorrere del tempo modifica comunque fisiologicamente le caratteristiche e le conseguenti esigenze di ciascuno: la vita media si va progressivamente allungando con la conseguenza che il numero di anziani nella società contemporanea è in costante aumento; i progressi della medicina hanno permesso alla gente di sopravvivere a incidenti e malattie in passato mortali, seppur spesso riportando disabilità temporanee o permanenti. Le caratteristiche ed esigenze delle persone «reali» si vanno quindi sempre più discostando dal modello antropometrico perfetto dell’individuo adulto e sano proposto in altri tempi da Vitruvio, Leonardo da Vinci o Le Corbusier.

Progettare l’accessibilità vuol dire considerare non solo gli aspetti estetici e formali, ma porre al centro dell’attenzione l’essere umano e le sue peculiarità ed esigenze: il suo essere uomo o donna che evolve da bambino ad anziano e che nel corso della vita può andare incontro a cambiamenti temporanei o permanenti e presentare caratteristiche differenti da quella «normalità» definita arbitrariamente da convenzioni che si dimostrano spesso inadeguate.

Questo approccio è conosciuto come «Design for all» o «Universal Design»,N24 ossia la progettazione di spazi, ambienti ed oggetti utilizzabili da un ampio numero di persone a prescindere dalla loro età e capacità psicofisica. Da qui il concetto di «Utenza Ampliata» N25 che cerca di conside

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2.2 LE SOLUZIONI ALTERNATIVE

Fino a pochi anni fa la normativa tecnica italiana era costituita da numerose disposizioni che individuavano le misure da intraprendere in funzione principalmente della destinazione d’uso degli ambienti, indipendentemente dalle caratteristiche intrinseche degli ambienti stessi. Si tratta, soprattutto per i provvedimenti meno recenti, ma in alcuni casi tuttora in vigore, di disposizioni di carattere prescrittivo, basate sul soddisfacimento di determinati standard. Il parametro sintetico ha il pregio di poter essere controllato in maniera semplice attraverso una prescrizione poco articolata, garantendo univocità ed uniformità di trattamento. Ovviamente sconta la sua specificità, il suo carattere «medio», ossia poco propenso ad adattarsi alle situazioni particolari che inevitabilmente si incontrano nella pratica professionale.

Questo approccio male si adatta agli edifici esistenti, in particolar modo se riconosciuti di interesse culturale, caratterizzati per la loro natura da un notevole grado di singolarità. Se, infatti, nel caso di costruzioni nuove sta all’abilità del progettista trasformare i «vincoli» imposti dalla normativa in un’occasione per sfruttare la propria creatività, nel caso di edifici esistenti, non conformati su standard moderni, il rispetto di tali parametri può comportare interventi radicali e, nel caso di beni culturali, lesivi delle peculiarità materiche e formali che si vogliono salvaguardare. Il tutto ampliato dalla molteplicità e sovrapposizione delle problematiche da affrontare e delle conseguenti normative tecniche di settore da soddisfare, che vanno dagli aspetti strutturali e di sicurezza in caso d’incendio a tutte le problematiche connesse con la fruizione vera e propria, quali l’affollamento, il risparmio energetico, il microclima, l’illuminazione, il rumore, gli impianti tecnologici, la sicurezza antintrusione e ovviamente l’accessibilità.

L’applicazione indiscriminata dell’approccio prescrittivo ha portato spesso ad interventi molto invasivi, realizzati affinché gli edifici fossero «a norma» più che per effettive necessità. Un esempio evidente è costituito dalle numerose scale antincendio che ancora oggi segnano il profilo di molti edifici monumentali.

Dai primi anni Ottanta si è fatta rilevante la necessità di definire misure specific

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2.3 CRITERI PER LA PROGETTAZIONE E LA GESTIONE

2.3.1 Orientamento

Per quanto riguarda la progettazione degli spazi e la relativa gestione degli stessi, sotto lo specifico profilo dell’orientamento, non esistono allo stato attuale precisi riferimenti normativi. Il tema risulta peraltro molto importante per una possibile fruizione agevole dei beni culturali da parte di chiunque e non si riferisce solo alle persone con deficit visivi.

Non disponendo di esplicite prescrizioni normative, se non per quanto concerne la sicurezza, tale aspetto viene spesso sottovalutato ritenendolo svincolato dall’obbligo della cosiddetta «messa a norma». In questo sottoparagrafo, pertanto, viene affrontato il tema dell’orientamento dal punto di vista della riconoscibilità e fruibilità dei luoghi e in particolare di quelli di interesse culturale.

Come già detto nel capitolo introduttivo, si definisce barriera architettonica anche «la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi».N35

Ci si riferisce quindi alla comunicatività ambientale e all’orientamento, inteso non solo come la capacità soggettiva di conoscere la propria collocazione nell’ambiente, sia in senso assoluto sia rispetto al punto di partenza e a quello d’arrivo, ma anche come esperienza «intimamente legata al senso di benessere», in quanto coinvolgente aspetti cognitivo-percettivi nonché emotivi. Un processo, quindi, di raccolta ed elaborazione delle informazioni sensoriali provenienti dall’ambiente e dal proprio corpo, importante per chiunque.

A conferma di quanto il senso dell’orientamento sia centrale per il nostro benessere psicofisico, basta rileggere le parole di Kevin Lynch: «Sentirsi completamente persi è una esperienza non molto comune nelle città moderne. Possiamo usufruire della presenza di altre persone e di una serie di dispositivi che ci aiutano a trovare una strada: gli stradari, i numeri civici, i cartelli stradali, le mappe delle compagnie del servizio pubblico. Capita lo stesso di sentirsi disorientati e in quei frangenti il senso di ansietà e qualche volta di terrore che lo accompagna ci rivela quanto «l’orientamento» sia intimamente legato al nostro senso di equilibrio e di benessere. In realtà la parola «perso» nel nostro linguaggio significa ben più della semplice incertezza geografica; essa evoca un senso di totale disastro». N36

Le espressioni di Lynch evocano con grande immediatezza come la capacità di orientamento, quindi la sensazione di conoscere con ragionevole esattezza la nostra posizione rispetto all’ambiente, sia un elemento determinante.

Le incertezze e le perplessità dovute alla non conoscenza dei luoghi provocano in chiunque un aumento dell’affaticamento fisico e psichico: aumenta l’ansia e lo stress e, quindi, come sosteneva anche Klaus Koenig, si produce un conseguente abbassamento della «qualità della vita». N37 Pensiamo anche a chi, avendo una ridotta autonomia individuale, deve utilizzare al meglio le limitate energie disponibili per raggiungere una determinata meta.

L’importanza del senso dell’orientamento diventa evidente quando, per cause legate all’individuo o all’ambiente, questa abilità decade. Ci riferiamo, ad esempio, all’ansia provata dalle persone anziane che, a causa di una patologia progressiva, perdono il senso dell’orientamento anche in luoghi molto familiari; o alle persone che a causa di deficit sensoriali non possono usufruire appieno, o per nulla, delle informazioni ambientali o più semplicemente pensiamo al senso di malessere e di contrarietà che ognuno di noi può aver sperimentato nel perdersi in una città sconosciuta.

Abbiamo definito l’Orientamento come la capacità di determinare e controllare la propria e l’altrui posizione e/o spostamento all’interno di un quadro concettuale di riferimento spaziale, nonché una disposizione ad affrontare ambienti e persone sia noti che sconosciuti. Questa definizione ha valore generale: tutti noi siamo in possesso di una certa mobilità e di una capacità più o meno sviluppata di orientamento. Ma quando mancano le preziose informazioni visive, può risultare difficile orientarsi e muoversi in autonomia e sicurezza.

Per facilitare l’orientamento è necessario che l’ambiente fornisca quante più informazioni utili per determinare con ragionevole esattezza la propria posizione rispetto all’ambiente medesimo e per individuare il percorso più efficace per raggiungere la meta desiderata.

All’interno dei luoghi di interesse culturale, per permettere e favorire l’orientamento, ci si può avvalere di varie strategie, tra cui le principali sono l’individuazione di punti e linee di riferimento, la progettazione di una adeguata segnaletica e l’utilizzo di mappe che rappresentino efficacemente l’ambiente in cui ci troviamo.


Punti di riferimento

La facilità con cui una persona può orientarsi in un ambiente non conosciuto è legata anche alla leggibilità dell’impianto planimetrico e alla identificabilità delle parti che lo compongono, quindi ai concetti di caratterizzazione e riconoscibilità, definendo questi ultimi come la possibilità per il soggetto di stabilire una relazione immediata con l’ambiente e con gli oggetti che lo circondano.

Ogni ambiente urbano (edificio o spazio aperto), infatti, dovrebbe essere in grado di stimolare positivamente la capacità di percezione dello spazio e dovrebbe risultare interessante, cioè ricco di stimoli sensoriali esterni. La persona dovrebbe essere in grado di riconoscere con facilità la connotazione dell’ambiente; ad esempio, la tipologia, la gerarchia degli ingressi, la collocazione degli ambienti interni, la loro funzione, la suddivisione e la identificabilità degli spazi privati e/o pubblici N38. I suggerimenti progettuali possono riguardare l’uso di forme, materiali, colori ed elementi simbolici, attraverso i quali caratterizzare lo spazio ridando un senso compiuto a quanto è presente nell’ambiente.

I punti di riferimento sono informazioni discrete, di ogni tipo (vestibolari, visive, tattili, acustiche, olfattive, cinestesiche) facili da percepire e sempre ritrovabili nell’ambiente, che le persone possono utilizzare per riconoscere luoghi precisi.

Anche la persona non vedente, per orientarsi, utilizza le informazioni provenienti dall’ambiente, ma utilizza soprattutto le informazioni che raccoglie attraverso i sensi residui extravisivi e le trasforma in punti o linee guida di riferimento.

Esempi di punti di riferimento possono essere: una cabina per l’attesa degli autobus (indizio tattile, rilevabile attraverso il bastone, e acustico, rilevabile attraverso la riflessione del suono), la pendenza di una rampa (indizio vestibolare), una fontana (indizio acustico), un bar o ristorante (indizio acustico e olfattivo), una sala proiezioni (indizio acustico), ecc. Alcune informazioni ambientali, però, possono anche essere d’aiuto alla persona cieca per mantenere la direzione di marcia. Le linee guida, infatti, sono quegli elementi continui presenti nell’ambiente che consentono alla persona con grave deficit visivo di orientarsi e di mantenere la direzione di marcia; possono essere naturalmente presenti nell’ambiente (linee guida naturali) o costruite appositamente (linee guida artificiali).

Esempi di linee guida naturali sono: il muro continuo di un edificio (percepibile con il bastone o attraverso la riflessione sonora o termica, un muretto basso, il cordolo di un’aiuola, una siepe (percepibili con il bastone), un porticato (percepibile attraverso la riflessione acustica e gli indizi termici), il rumore del traffico (informazione acustica).

Negli ambienti in cui non vi è alcuna guida naturale, dove pertanto l’orientamento per la persona con deficit visivo risulta particolarmente difficile, può essere utile inserire accorgimenti nella pavimentazione che possano fungere da guida o fornire indicazioni, quali ad esempio una corsia di tappeto, stuoia o materiali diversi, oppure prevedere elementi in elevazione quali corrimani o arredi adeguatamente segnalati al non vedente. In particolare negli immobili di interesse culturale, questi elementi naturali e comunque ben riconoscibili dal punto di vista tatto-plantare sono preferibili a linee guida artificiali che possono avere un impatto troppo invasivo.


Segnaletica

In un luogo di interesse culturale la segnaletica riveste un ruolo fondamentale per l’orientamento dei visitatori. La segnaletica, infatti, intesa come un insieme di segnali coordinati, ha la funzione di guidare il visitatore, comunicando con un linguaggio universale, fatto di segni, pittogrammi e brevi parole, aiutandolo a individuare accessi e uscite, i servizi e i percorsi desiderati.

Nella progettazione della segnaletica è importante evitare le informazioni ridondanti che possono provocare confusione e ansietà (il cosiddetto «inquinamento visivo»). In un luogo di interesse culturale la segnaletica ambientale rappresenta il biglietto da visita più importante, deve mettere a proprio agio il visitatore, essere decifrabile dal maggior numero di persone, nonché essere coerente, per immagini e per significato, a tutte le forme di comunicazione presenti: cartacea e non, come ad esempio le brochure informative, la carta dei servizi, i cataloghi, il sito internet.

La scienza che si occupa della progettazione di sistemi di segnaletica di orientamento si chiama «wayfinding». Wayfinding significa anche scegliere e seguire un percorso che porti ad una destinazione definita, in maniera efficiente; è in definitiva l’insieme dei segnali che utilizziamo per capire dove siamo e dove stiamo andando. Migliorare l’esperienza di wayfinding di un visitatore equivale a migliorare i segnali ambientali che gli vengono offerti per orientarsi e che veicolano l’informazione spaziale.

Un buon progetto di segnaletica deve quindi essere concepito fin dalla fase di progettazione architettonica e/o di restauro dell’edificio. A partire dalla mappa del bene occorre analizzare i flussi dei visitatori e individuare i percorsi e i punti dove è necessario garantire loro le informazioni o l’eventuale ripetizione di una indicazione, per offrire alternative di percorso. Il progetto deve essere strutturato su tre livelli di informazioni: la segnaletica informativa, la segnaletica direzionale e la segnaletica identificativa, in raccordo comunque con la segnaletica di sicurezza prevista per legge nei luoghi pubblici.

La segnaletica informativa, o di orientamento, è collocata generalmente all’ingresso principale e in altri punti strategici dell’edificio; in essa sono riportate le indicazioni principali delle funzioni che vi si svolgono e solitamente viene integrata da una o più mappe per facilitare la lettura degli spazi e l’orientamento del visitatore.

La segnaletica direzionale, o di smistamento, è caratterizzata da segnali e frecce che indicano una direzione da seguire; essa viene generalmente collocata nei percorsi, sia interni che esterni, in prossimità degli incroci o dei cambi di direzione. È importante quindi che abbia una sequenza logica e coerente dal punto iniziale a quello finale dei percorsi.

La segnaletica identificativa, o di conferma, serve a identificare un luogo o un edificio, o una porzione di esso. Viene di solito collocata in prossimità dell’ingresso, ad altezza d’occhio umano.

Un progetto di segnaletica è efficace se è in grado di favorire l’orientamento di chiunque, anche di chi ha un deficit visivo o una carenza di tipo psico-cognitivo. Dal punto di vista grafico, i fattori che determinano l’efficacia e la leggibilità della segnaletica sono molteplici. Tra i più importanti ricordiamo:

— i messaggi e i segnali devono essere brevi, leggibili e comprensibili;

— occorre prestare la massima attenzione alla scelta dei colori, del tipo e della dimensione dei caratteri tipografici (font), dei contrasti;

— i segnali devono essere visibili anche da distanze superiori ai 10 metri, e anche in movimento.

Anche la collocazione della segnaletica riveste un ruolo importante. È necessario perciò:

— assicurarsi che i segnali non vengano nascosti da altri elementi provvisori;

— assicurarsi che gli stessi segnali non costituiscano un ostacolo alla visibilità di altri elementi o alla mobilità di chiunque;

— verificare la loro leggibilità da lontano e da vicino;

— verificare il tipo di illuminazione presente in ogni parte del bene;

— assicurarsi che i segnali vengano posizionati ad un’altezza media compresa tra 1,40 e 1,70 m, mentre per i segnali sospesi a un’altezza massima di 2,30 m (l’altezza media degli occhi di un adulto in piedi è di 1,60 m, mentre quella di una persona su sedia a ruote è di 1,25 m);

— evitare l’utilizzo di supporti inadeguati, quali superfici riflettenti (vetro, metalli lucidi, specchi, ecc.), privilegiando perciò le finiture opache.

La leggibilità del testo dipende anche da molti altri fattori: dalla spaziatura tra le lettere alla spaziatura tra le parole, dall’interlinea, ecc. N39

Nella segnaletica direzionale è utile che il testo sia allineato secondo la direzione della freccia.

I margini intorno alle scritte devono essere tali da permettere un maggiore contrasto tra lo sfondo e il messaggio.

Un bordo intorno ad una scritta può essere utile solo nel caso sia necessario garantire il contrasto rispetto alla parete in cui il segnale è collocato, ma il bordo non deve sovrastare la scritta.

Le scritte sono più leggibili e facili da ricordare se si usano le lettere minuscole. Numerosi test di leggibilità hanno dimostrato che le persone quando leggono parole e frasi da lontano riconoscono più facilmente la loro forma che il contenuto. Le «ascendenti» e le «discendenti» del carattere minuscolo offrono infatti molte più informazioni rispetto al carattere tutto maiuscolo, rendendo la lettura più veloce e il messaggio più facile da ricordare.

La brevità è molto importante: troppe parole in un segnale, o troppi messaggi su un blocco di segnali, compromettono la comprensione e la memorizzazione del messaggio (per una buona leggibilità non si dovrebbero utilizzare più di 12/15 lettere per riga, inclusi gli spazi, ovvero 2/3 parole).

Dal punto di vista dei contenuti, la segnaletica deve essere chiara e comprensibile: N40

— le informazioni vanno raggruppate e ordinate alfabeticamente per piano;

— evitare di inserire troppi messaggi su un unico segnale. Piccoli gruppi di messaggi sono più leggibili di una lunga lista;

— i numeri e i pittogrammi sono più facilmente riconoscibili rispetto alle parole;

— il linguaggio deve essere chiaro e conciso, anche se la brevità non deve comprometterne la comprensione;

— la leggibilità aumenta se la prima lettera è maiuscola;

— i titoli e le iniziali sono più leggibili se si omette il punto tra le iniziali;

— la punteggiatura va usata solo dove è indispensabile;

— evitare le abbreviazioni.

I pittogrammi, ovvero quei simboli a cui viene associato un significato, sono parte costituente del linguaggio della segnaletica. Essi sono da un lato abbreviazioni visive, mentre dall’altro costituiscono un nuovo linguaggio di semplificazione di contenuti complessi. Devono pertanto essere efficaci e immediatamente comprensibili alla maggior parte delle persone. A tale scopo il segno grafico rappresentato nel pittogramma deve avvicinarsi il più possibile all’azione a cui cerca di riferirsi e rappresentarne il livello più semplice e quasi astratto. L’uso sapiente dei pittogrammi è ancora più utile all’interno dei luoghi di interesse culturale, dove il visitatore rappresenta solitamente culture e linguaggi diversi. «Con i pittogrammi evitiamo, nella comunicazione internazionale, di dovere ripetere gli stessi contenuti in varie lingue, ad esempio, come accade nelle etichette dei vestiti o nelle istruzioni a corredo di apparecchi elettrici .... In un ospedale, una stazione ferroviaria, un aeroporto internazionale ... il solo linguaggio che abbia qualche probabilità di venire compreso da un cinese, uno statunitense o da un nord africano non è verbale, ma visuale».N41

L’efficienza grafica di un sistema di segnaletica dipende infine dal contrasto fra il testo delle scritte e lo sfondo, nonché dall’uso sapiente dei colori. Il colore nella segnaletica è, quindi, un fattore molto importante e strategico, in quanto influisce anche nel rendere un ambiente accogliente; nella scelta del colore devono essere valutate le condizioni di illuminazione e le tonalità dominanti dell’ambiente, rispetto a cui deve produrre un efficace contrasto. È inoltre importante ricordare che molte persone hanno deficit nella percezione dei colori (spesso i rossi e i verdi) e possono trovare difficoltà nel distinguere colori simili tra loro dal punto di vista tonale; occorre perciò prestare attenzione alle combinazioni di colori, che devono assicurare un elevato contrasto di luminanza.

Un’ultima considerazione va fatta a proposito della manutenzione del sistema della segnaletica: si tratta di un aspetto che va preso in esame sin dalla fase di progettazione, ricorrendo possibilmente a soluzioni che prevedano flessibilità ed intercambiabilità, per una maggiore facilità di montaggio, manutenzione e pulizia.


Mappe

Una mappa è una rappresentazione simbolica semplificata dello spazio che evidenzia relazioni tra le componenti dello stesso (oggetti, regioni). Comunemente essa è costituita da una rappresentazione bidimensionale, geometricamente accurata, di uno spazio tridimensionale. Per aumentarne la leggibilità e per facilitarne la comprensione si utilizzano alcune convenzioni grafiche, simboli e legende, fornendo anche informazioni che vanno oltre la mera rappresentazione grafica.

In relazione al tipo di comunicazione e di informazioni che si intende fornire la mappa rappresenta porzioni diverse di territorio; descrivendo solo alcuni degli elementi presenti in un determinato spazio. Ad esempio, in una mappa turistica vengono evidenziati gli elementi di interesse per il visitatore, ma questa rappresentazione non ha una valenza metrica né analitica del territorio, bensì è volta ad evidenziare, con la maggior chiarezza possibile,

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3. Casi di studio

In questo capitolo vengono analizzate nello specifico alcune delle tipologie più diffuse di beni culturali. Per evitare di ripetere concetti già esaminati in precedenza, i vari paragrafi sono stati impostati sotto

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3.1 PARCHI E GIARDINI STORICI, AREE E PARCHI ARCHEOLOGICI

Le difficoltà che si incontrano nel percorrere aree archeologiche o parchi e giardini storici sono costituite generalmente dalla necessità di percorrere a piedi distanze di svariate centinaia di metri, spesso su percorsi disomogenei e scomodi per chiunque, e di superare dislivelli dovuti alle differenze di quota tra le varie aree o all’interno di immobili eventualmente presenti. Questi disagi sono ovviamente potenziati dal fatto di trovarsi all’aria aperta (pioggia, caldo eccessivo, ecc.).


Linee Guida:

• Valutare, eventualmente con il coinvolgimento delle amministrazioni locali e delle aziende di gestione del trasporto pubblico, l’accessibilità urbana al sito facilitando il raggiungimento della sede sia con i mezzi pubblici che con quelli privati garantendo, in quest’ultimo

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3.2 SPAZI URBANI

Il problema dell’accessibilità riguarda indistintamente tutte le città, soprattutto quelle più piccole e collinari con un impianto urbano caratterizzato da stradine tortuose e accidentate, ripidi pendii di collegamento, stretti vicoli, pavimentazioni irregolari e sconnesse, anguste e inefficienti aree di sosta, assenza di parcheggi.

Il problema dei notevoli dislivelli che caratterizzano molti centri storici è difficilmente risolvibile nel suo complesso a meno di non ricorrere a notevoli impianti tecnologici (ascensori, scale mobili) il cui impatto sul territorio e nel sottosuolo va adeguatamente valutato.

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3.3 EDIFICI E COMPLESSI MONUMENTALI

Negli edifici storici e nei complessi monumentali l’ingresso principale costituisce il primo e spesso più gravoso ostacolo da superare, soprattutto per i disabili motori, a causa della presenza di scalinate monumentali, androni con gradini, porticati, ecc. Tali barriere, inoltre, sono quasi sempre strettamente connaturate con l’edificio storico, al punto da costituire spesso non soltanto buona parte della sua identità architettonica, ma anche della sua stessa consistenza materica e delle sue qualità formali, in altre parole degli stessi valori che il progetto di restauro si prefigge di tutelare.

Nella generalità dei casi, l’entità dei dislivelli all’ingresso varia dal semplice gradino ai 2 metri, rendendo possibile la realizzazione di rampe accuratamente progettate o di piattaforme elevatrici, nel rispetto della compatibilità strutturale, materica e percettiva della fabbrica originaria. Per dislivelli maggiori, o in caso di forte impatto percettivo e materico di una eventuale nuova rampa o piattaforma elevatrice, è opportuno valutare tutte le possibili alternative ad un accesso dall’ingresso principale, ancorché meno inclusive nei confronti delle persone con disabilità.

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3.4 LUOGHI DI CULTO

Il problema dell’accessibilità ai luoghi di culto è legato principalmente alle scalinate poste all’ingresso delle fabbriche. Ciò comporta una difficoltà maggiore, poiché la facciata è spesso uno degli elementi di maggior interesse artistico e architettonico dei luoghi di culto. In proposito, alcuni suggerimenti progettuali applicati allo specifico caso della realizzazione di rampe per garantire l’accessibilità di chiese sono stati proposti in occasione del conco

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3.5 SPAZI ESPOSITIVI, MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE

Questi ambienti, oltre a presentare le stesse problematiche degli edifici e dei complessi monumentali, hanno il compito di comunicare valori culturali aggiuntivi a quelli intrinseci. Generalmente le problematiche peculiari sono legate agli elementi di arredo e agli allestimenti.

Linee Guida:

• Tutti i percorsi devono essere privi di ostacoli; vanno inoltre evitati passaggi angusti ed elementi sospesi difficilmente percepibili, specialmente dai non vedenti; eventuali dislivelli vanno adeguatamente segnalati.

• Creare percorsi diversificati per permettere anche visite brevi, limitatamente alle opere di maggiore valore; identificare i vari percorsi attraverso l’uso appropriato di un’idonea segnaletica, delle luci, dei colori, dei pittogrammi che guidino l’utente per tutta la durata della visita.

• Nella scelta di arredi e attrezzature, verificare sempre che gli stessi siano funzionali per un agevole uso da parte di chiunque e collocarli in modo che non siano d’ostacolo o costituire fonte di pericolo, sfruttandoli anche come punti di riferimento e linee guida.

• Espositori, vetrine, scaffalature e quant’altro devono essere accessibili ad un utenza con caratteristiche diversificate; in particolare deve essere valutata la possibilità di accostamento anche da parte delle persone che necessitano di ausili; vanno accuratamente valutate le dimensioni, la forma, l’altezza dei ripiani, i materiali da utilizzare e quant’altro necessario affinché non costituiscano essi stessi barriera architettonica o fonte di pericolo.

• Studiare accuratamente l’illuminazione sia dei pe

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