Sent. C. Stato 13/07/1994, n. 748

1. L'art. 31 L. 17 agosto 1942 n. 1150, nel testo sostituito dall'art. 10 L. 6 agosto 1967 n. 765, pur non introducendo nell'ordinamento una nuova azione popolare, attribuisce, tuttavia, la facoltà di impugnare una concessione edilizia che si reputi rilasciata contra legem o in contrasto con gli strumenti urbanistici vigenti a "chiunque" abbia un interesse qualificato per opporvisi; pertanto, stante l'ampia formulazione della norma de qua, il detto interesse non può essere circoscritto a favore dei soli proprietari di immobili confinanti, ma va individuato in modo più lato, con riferimento ad uno stabile collegamento tra il soggetto agente e la zona incisa dalla rilasciata concessione edilizia. 2. Per agire in giudizio contro le concessioni edilizie ritenute illegittime, non occorre la sussistenza di una qualche specifica lesione, quale ad esempio, la diminuzione della visibilità o della luce oppure della salubrità dell'aria ( "danno ambientale diretto"); tali lesioni, incidendo in un ambito di diritto soggettivo, sono, infatti, tutelabili in altra sede e non già in quella adita del giudice amministrativo, mentre in sede di giurisdizione amministrativa l'interesse tutelabile, così come previsto dall'art. 31 L. 17 agosto 1942 n. 1150, non è diretto a salvaguardare la proprietà privata, bensì il pubblico interesse, attraverso il rispetto delle norme urbanistiche e degli strumenti urbanistici vigenti.