Sent. C. Stato 22/05/2000, n. 2934

1. Le varianti al piano regolatore generale possono distinguersi nei tre gruppi seguenti, secondo la loro funzione ed estensione: varianti normative, varianti specifiche e varianti generali; queste ultime possono rendersi necessarie se si considera che il piano regolatore ha durata indeterminata (art. 11, L. 17 agosto 1942 n. 1150) e quindi deve essere soggetto a revisione periodica che può implicare un diverso assetto generale del territorio. 2. I criteri seguiti dall'Amministrazione nella redazione del piano regolatore generale costituiscono valutazioni di merito, che sono insindacabili a meno di errori materiali o di scelte manifestamente illogiche. 3. Per il piano regolatore, la specifica motivazione delle scelte dell'Amministrazione -che in genere non occorre - è di regola richiesta nei seguenti casi: a) superamento degli standards minimi di cui al D.M. 2 aprile 1968; b) lesione di particolari diritti dei terzi; c) destinazione a zone agricole. 4. Considerato il valore fondamentale del paesaggio (tutelato dall'art. 9, comma 2 della Costituzione), non occorre una specifica motivazione per una variante al piano regolatore destinata dichiaratamente a tutelare soprattutto il valore ambientale.